CONSULENZE
Lavoro individuale, di coppia o familiare?
La scelta di un percorso individuale, piuttosto che di coppia o familiare, può dipendere dal tipo di problema, dalla disponibilità degli interessati e/o dalla preferenza di chi chiede la consulenza. Più la situazione è grave, più è utile coinvolgere il sistema familiare e, se possibile, la rete sociale. Gli incontri familiari sono di norma condotti insieme ad un/a collega.
Quando un percorso di terapia?
La prima condizione per una psicoterapia è di sentirne il bisogno. In generale, il lavoro di psicoterapia può essere utile per varie situazioni:
- disagio esistenziale e insoddisfazione
- problemi relazionali e/o ritiro sociale
- conflitti familiari
- instabilità emotiva
- disturbi e sintomi indesiderati
...E quando altri tipi di consulenza?
A volte la richiesta non riguarda una terapia, ma una consulenza volta alla gestione di uno specifico obiettivo. In particolare mi occupo con una certa frequenza di:
- Sostegno genitoriale
- Genere e sessualità
- Supervisione di casi per operatori
Il primo colloquio
Il primo colloquio è il momento di una prima conoscenza: voi mi spiegate cosa vi porta a chiedere la mia consulenza, io vi spiego come lavoro e quali possono essere alcune ipotesi di intervento. Insieme ne parliamo e cerchiamo di capire di cosa sentite il bisogno e come posso esservi utile. Cerchiamo di definire insieme i "contorni" della situazione, di mettere ordine alle vostre priorità, di nominare i possibili obiettivi da seguire, le risorse da coinvolgere. Alle volte un solo colloquio è sufficiente a darvi degli spunti utili per proseguire da soli, più spesso, specie se l'obiettivo
è quello di gestire dei sintomi(come ansia, depressione, disturbi alimentari, disturbi del pensiero, etc.) è invece il punto di partenza di un percorso. Durante il primo colloquio, di solito, si decide se ha più senso un lavoro di tipo individuale, di coppia o familiare, quale frequenza tenere, etc.
Il mio approccio è sistemico e dialogico
Il primo fondamento della mia pratica è l'approccio sistemico socio-costruttivista, che considera le persone sempre in funzione delle loro relazioni e del contesto in cui si trovano. Parto dal presupposto che esistono infiniti punti di vista, che dipendono dalla propria posizione, dalle proprie appartenenze, dalle idee acquisite attraverso le varie esperienze, dal momento
momento che si sta attraversando nella propria vita e dalle comunicazioni in atto con gli altri. Questo significa che, se è possibile, il lavoro con la coppia, con la famiglia o con la rete sociale può essere di grande aiuto nel cercare un cambiamento positivo, perché permette di attivare le risorse di tutto il sistema di persone coinvolte: punti di vista diversi che moltiplicano le opportunità di narrazione e di comprensione dei problemi e delle soluzioni. Il secondo riferimento importante del mio lavoro è l'approccio dialogico, ispirato al "dialogo aperto" finlandese, che parte dalpresupposto di una relazione profondamente paritaria tra il terapeuta e il paziente, il quale rimane sempre l'unico vero esperto della propria vita. L'idea guida di questo modo di fare terapia è quella di una ricerca costante della polifonia, ovvero della possibilità di dare ascolto
ascolto a tutte le voci in gioco, quelle intorno alla persona e quelle dentro di lei.
Il mio ruolo è quello di inserire la voce della mia esperienza professionale e delle mie competenze all'interno di tale molteplicità di voci, senza togliere spazio a tutte le altre che accompagnano chi chiede una consulenza, provando invece a creare lo spazio affinché le voci ancora inespresse riescano a farsi strada.
La terapia familiare
Terapia familiare non significa necessariamente lavorare con persone che hanno legami di sangue. Una famiglia è un gruppo di individui che si sente tale, persone che si appartengono: perché hanno lo stesso cognome e vivono nella stessa casa o anche solo perché lo hanno scelto, perché sono stati fondamentali gli uni agli altri in momenti decisivi. Quali che siano i sentimenti reciproci, i membri di una famiglia vivono in qualche misura gli uni la vita degli altri. Spesso, quando in famiglia c’è conflitto, la sofferenza e le preoccupazioni che ne conseguono accompagnano l’individuo anche all’esterno della famiglia.
E quando un membro sta male la sua sofferenza riverbera sulla vita degli altri familiari, come in una ragnatela che li unisce reciprocamente.
Per decidere chi invitare in una terapia familiare potete chiedervi: chi nel vostro sistema di relazioni è più coinvolto? chi potrebbe portare un contributo al miglioramento? chi desiderereste partecipasse e desiderebbe partecipare? L’obiettivo è facilitare la comunicazione e ridurre il conflitto, chiarire le posizioni reciproche, attivare una sinergia di risorse, interrompere circoli viziosi comunicativi e relazionali. In una seduta familiare ci si prende il tempo di aprire la conversazione, permettendosi domande talvolta difficili a cui rispondere con l’aiuto di un professionista per allentare la tensione e regolare le emozioni. Il terapeuta aiuta i membri della famiglia a guardarsi dall’esterno, dando senso alle dinamiche relazionali. Per queste ragioni, la terapia familiare risulta un intervento efficace nella maggior parte delle situazioni di sofferenza, potendo anche affiancarsi alla terapia individuale.
Spesso, per garantire una maggiore sintonizzazione su tutte le persone coinvolte, la terapia familiare è co-condotta da due terapeuti. Inoltre, la frequenza è inferiore a quella di una terapia individuale, potendo anche essere di un incontro al mese, a seconda del bisogno.
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Consenso Informato
Prima di rendere una prestazione professionale, in quanto clinico, ho l’obbligo di fornirvi una serie di informazioni volte ad acquisire il vostro consenso informato al lavoro che porteremo avanti insieme e il consenso informato al trattamento dei dati personali.
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Il fine della richiesta di consenso informato al "trattamento sanitario" è quello di informarvi adeguatamente circa la natura delle mie prestazioni, la loro finalità e le loro modalità (articolo 24 del Codice deontologico), promuovendo la vostra capacità di scegliere liberamente e in piena consapevolezza in merito alla vostra salute.
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Nel caso in cui il paziente fosse una persona minorenne, il consenso dovrà essere fornito dagli esercenti la responsabilità genitoriale o la tutela (art. 31 CD).
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In generale tutte queste informazioni sono oggetto del primo incontro, che è infatti finalizzato alla definizione di una sorta di "contratto terapeutico". Per facilitare e formalizzare questo scambio, tuttavia, vi invito a scaricare in anticipo il modulo da leggere e compilare così da poter finalizzare queste importanti formalità in prima seduta.